sabato 11 dicembre 2010

Convegno esperti apistici Udine 11 dicembre 2010

Si è svolto a Pasian di Prato (UD) il convegno 2010 degli esperti apistici per fare il punto della situazione. Ha aperto i lavori il Presidente del Consorzio di Udine Baldo:
"La crisi del settore è documentata dai numeri: negli ultimi 5 anni persi 5000 alveari, un terzo del patrimonio apistico della provincia. Ogni anno si deve rinnovare almeno il 50% delle famiglie. Gli apicoltori lavorano l'80% per salvare le famiglie e il 20% per il raccolto. Il Consorzio di Udine ha chiesto alle istituzioni (competenze demandate dalla regione alla provincia) di avere 2 tecnici apistici a tempo pieno per operare efficacemente nel territorio.
L'appello è all'assessore provinciale:
-Da soli non riusciamo a difenderci. L'ape dà all'apicoltore un 10% il restante 90% va a favore di ambiente e agricoltura. Celli, noto studioso, ha affermatoche l'ape dà all'ambiente la quantità di soldi pari al fatturato della Fiat."
Il Consorzio ha trovato nell'Assessore Provinciale un sensibile interlocutore che sostiene la nostra causa facendo nascere un po' di ottimismo per un sostegno non solo economico promesso che potrà dare un po' di fiato e fiducia al settore.

Il ricercatore Nazzi ha trattato "Cause del collasso delle colonie di api":
I collassi di colonie di api non sono una novità. Già all'inizio del secolo scorso (malattia dell'Isola di Wight) furono estesissme le colonie collassate in quei luoghi. Dapprima inspiegabili, furono poi ricondotte a infezioni virali e avversità atmosferiche.
Nel 2006 segnalate dagli americani come CCD, nel 2007 osservate in Europa ma legate agli agrofarmaci e poi unite ad altri fattori, oggi continuano le sagnalazioni e l'incertezza.
Ci sono 17 definizioni di CCD (cause del collasso), alcuni ancor oggi dubitano sulla loro esistenza.
Questi collassi li possiamo osservare in Primavera ( causa avvelenamenti, perdite sparse nel territorio a macchia di leopardo e probabilmente dovute a scorretto impiego di fitofarmaci).
Oppure nel periodo Autunno invernale con cause parasssitosi, stress nutrizionali etc, perdite dal 30 asl 50 % e diffuse in tutto il territorio italiano, con soluzioni per ora insufficienti.
Noi dobbiamo logicamente concentrare la nostra attenzione su queste ultime.
Il problema è serio e riguarda tutti (associazioni, apicoltori, ...per finire a gente comune e politici) in quanto una buona fettta di vegetali, circa un 40% hanno come impollinatori esclusivi le api. Sono di gran lunga le più presenti nell'impollinazione, ma non scordiamo anche le problematiche che stanno affrontando gli altri apoidei e gli ecosistemi.
Nelle varei ricerche che si sono succedute in questi ultimi tempi, quella del 2010 in Germania è probabilmente la più precisa e scentificamente seria per numero e strumenti utilizzati ha stabilito una connessione diretta tra collassi, infestazione da varroa e infezione virale.
L'acaro centra e questo è un punto certo.L'acaro ha una linea equatoriale, verso nord ( USA 30% di perdite, Europa dal 10 all'85%, Japan 25%) fa danni, veso sud ( Sud America, Africa, Australia non vengono segnalate perdite per collasso). Dati da interpretare.
Non mi dilungo più di tanto sulla sempre precisa relazione del Dottor Nazzi, diciamo che la varroa distrugge a testate il sistema IMMUNITARIO DELL'APE e successivamente i virus hanno gioco facile nel mettere Ko l'ape accorciandone in modo drammatico la vita e provocando il collasso della colonia.
Cosa si fà adesso?
Chi fa cosa? Ad ognuno spetta la sua parte:

Ricercatori garantiscono:
-sperimentazione scentificamente seria
-Controllano l'efficacia dei principi attivi (timolo e ossalico sono ancora affidabili)
e danno le linee guida per effettuare correttamente i trattamenti. Ad esempio si è notato che la reinfestazione di fine anno può arrivare anche a picchi di 60/70 varroe al giorno. Da qui l'importanza del trattamento simultaneo per territorio e l'importanza di contenere la sciamatura per evitare dispersione di famiglie nel territorio che poi vengono regolarmente saccheggiate.
I sperimentatori hanno notato che dare polline in tarda estate allunga la vita delle api. Ma cosa del polline fà così bene? Da verificare.

GLI APICOLTORI COSA POSSONO FARE?
-Trattare adeguatamente
Prevenire la sciamatura
Sostenere le colonie, se il caso con alimentazione anche a base di polline.

COSA DEVONO FARE I CONSORZI?
-Istruire gli apicoltori
- Sostenere gli apicoltori
- Coordinare gli sforzi

LE ASSOCIAZIONI:
- fare da tramite tra gli apicoltori e le istituzioni ( trattamenti, veterinari, fiscalità)

Mie riflessioni:
In uno scenario politico di fantanatura non è azzardato sostenere che è in atto uin complotto contro l 'ape:
- parassita abilissimo e quindi fuori controllo (varroa)
- virus nuovi (CCD) che superano facilmente le deboli difese immunitarie
- patogeni nuovi (nosema)
- pesticidi nuovi (agricoltura allo sbando per abuso di produzione e di monoculture)
- Stress nutrizionale in certi periodi dell'anno ( ad agosto una volta si smielava melata ora si nutre altrimenti le colonie muoino di fame)

Nonostante tutto la natura quest'anno sembra averci accordato un anno di riflessione, le colonie di api sono più che decorose rispetto agli anni passati e in Friuli, anche se non mancano zone di moria, la situazione e soddisfacente.

DELLA VEDOVA: TECNICHE APISTICHE PER CONTRASTARE LA VARROA

La situazione in Friuli quest'anno è la seguente:
- famiglie mediamente forti
-infestazione contenuta
-scorte disomogenee
Da Ottobre si sono verificate condizioni climatiche critiche ( due mesi di piogge continue). Alcuni apicoltori hanno avuto perdite elevate.
Dovrebbe essere effettuata una visita per sistemare i nidi e fare assolutamente il trattamento con l'ossalico gocciolato.
Nel Friuli chi ha fatto i timoli + apistan si è trovato bene. Chi ha fatto solo i timoli ha perso numerose api.
Verso metà luglio si ha il punto di non ritorno della colonia, bisogna trattare prima.
COSA FARE?
- produzione di nuovi nuclei (saranno le famiglie più forti il prossimo anno)
- Blocco di covata
In situazioni di estrema infestazione (luglio-agosto) sarà opportuno METTERE A SCIAME la famiglia. Favi di covata estratti si eliminano.
Il BLOCCO DI COVATA prevede il confinamento della regina ( luglio) per 18/21 giorni, quando libero la regina tratto con ossalico.

PETRIN (tecnico apistico): NUOVA ARNIA

Il Signor Petrin da sempre alla ricerca di nuove soluzioni per l'apicoltore, ha presentato una modifica dell'arnia razionale a 10 telaini. In pratica il decimo telaino è separato dagli altri da una escludiregimna verticale che non permette l'uscita della regina da lì, quindi il blocco di covata per confinamento della regina diventa una azione a portata di tutti. Basterà individuare il telaino con la regina e spostarlo in ultima posizione. La regina continua a deporre e questo telaino sarà attrattivo per la varroa. Alla fine dei 18/21 giorni si libererà la regina e si asporteranno il telaino con covata. La complessità è strutturale, cioè modificare tutte le arnie e dotarsi dell'escludiregina verticale, nonchè cambiare i distanziatori usando quelli da 12 tagliati a 10 che hanno lo spazio ape leggermente ridotto.
L'arnia proposta da Petrin ha altre interessanti modifiche, ad esempio il predellino che può essere inclinato a nostropiacimento, oppure la possibilità d'inverno o durante i trattamenti evaporanti, di inserire un fondo di legno che la chiuda.
Altri inteventi hanno chiuso i lavori di questo interessante convegno.
Spero di aver riportato fedelmente anche se in estrema sintesi gli interventi dei relatori. Per eventuali inesattezze mi scuso con i relatori e con i lettori.